martedì 8 luglio 2014

Origini  culturali  della sessuofobia e della famiglia (ipotesi derivata da testi di etnologia generale)
La sessuofobia, riscontrabile in molte culture, sembra avere origine da problematiche legate alla sopravvivenza della specie umana, all’ “igiene” in senso lato. È evidente che, nelle ere primitive dell’uomo, per la donna rimanere incinta e partorire senza adeguate cure, che oggi definiremmo di carattere sanitario, era esporsi ad un rischio elevato di morte. L’alta percentuale di mortalità al momento del parto e di complicazioni durante la gestazione ha evidentemente portato a “difendere” il “sesso” femminile, fattore della prosecuzione della specie. Quasi tutte le culture lo hanno reso accettabile solo in adeguate circostanze, come all’interno di una coppia riconosciuta e protetta dalla comunità. Molte di queste usanze, invero, hanno avuto origine da intuizioni che oggi definiremmo “igieniche” dovute al profeta-sacerdote-stregone di turno . Così come la proibizione di cibarsi di alcuni animali o bevande, l’obbligo di fare le abluzioni quotidiane, sono divenute regole o leggi religiose, anche la definizione dei comportamenti sessuali sono rientrate negli obblighi o nelle leggi religiose. Inoltre le relazioni uomo donna sono state guidate anche dall’ istinto di trasmissione dei geni e il desiderio di sopravvivenza si è tradotto nella voglia di paternità del maschio. Per assicurarsi la discendenza, la donna veniva protetta e relegata in modo da avere rapporti solo con l’uomo che l’aveva “presa”, il piacere femminile veniva represso per diminuire il pericolo di libertà sessuale da parte di tale sesso, caso più evidente ancora oggi il fenomeno africano dell’infibulazione . Il maschio, più forte, sottometteva la donna per assicurarsi la paternità dei generati. Nel corso della storia, poi, le relazioni sono state guidate non solo dal desiderio di trasmissione dei geni, ma anche dalla voglia di perpetuare in qualche modo la propria esistenza trasmettendo ai propri eredi diretti quello che si era conquistato in vita. La famiglia ha così avuto, secondo questi studi, un’origine che potremmo oggi definire di natura economica. La struttura familiare assicurava una gestione sinergica dei beni, che venivano difesi e ampliati per mantenere salda la sicurezza di sopravvivenza e di continuità della specie e del proprio seme. Tali desideri nella storia hanno comportato il dominio delle famiglie più ricche, e, allargando il concetto, il dominio delle etnie più agguerrite e, nel corso della storia, delle nazioni più potenti. Leggi e ideologie hanno difeso e difendono ancora oggi questa impostazione. E' in atto nell'era moderna un cammino di cambiamento, che mette in discussione l'immagine tradizionale della famiglia, bisognerà capire quali saranno le spinte giuste per tale evoluzione. Spinte che diano ad ognuno, uomo donna o altro che sia, la possibilità di riconoscere, al di fuori di schemi e vecchi paradigmi etici, il proprio carisma e di metterlo a frutto per se e per gli altri in armoniosa sinergia.
Da quanto detto prima, oltre che parlare dell’origine del controllo dei rapporti sessuali, si deduce che l’origine della famiglia, e di molte regole religiose di varia natura e credo, non possono essere valutate di carattere trascendente. Le definirei necessarie, decise per utilità sociale e trasmesse alla massa come leggi divine dai leader del momento. Questo inquadra la famiglia o il gruppo familiare non come valore assoluto , ma come struttura economica utile. Sotto questo aspetto può essere soggetta a cambiamenti. Difatti la storia lo conferma e così si presenta ancora oggi. Gli islamici sono poligami; al tempo di Abramo, e per molti secoli, erano in uso le concubine, avendo l’uomo il dovere di mantenere le donne rimaste sole, o perché vedove o perché orfane o non maritate. Nelle isole oceaniche non esisteva la famiglia ma c’era una promiscuità diffusa, dovuta all’esiguo numero di persone che vivevano o sopravvivevano in quelle comunità a risorse ristrette. Oggi nel mondo occidentale, grazie alle conoscenze sanitarie raggiunte e grazie anche alla crescita economica, la donna può essere indipendente sessualmente, socialmente ed economicamente. Di fatto oggi accade che quasi tutti i genitori, nel mondo occidentale, raccomandano alle figlie di assicurarsi l’indipendenza economica; non è più quindi prioritario cercargli un marito come lo era nel pensiero dominante fino almeno agli anni del '950.    Salvatore Scargiali

A prescindere dal valore dei concetti espressi, avere il controllo dei matrimoni ha conferito, nella storia, a chi lo ha amministrato un potere privato, sociale e politico enorme. I matrimoni sono stati per lo più combinati dalle famiglie e sanciti dal potere di turno, in Europa. fino agli inizi del XIII secolo, dal potere amministrativo e dopo dalla Chiesa. La Chiesa con il potere temporale e spirituale che aveva, si arrogò il potere di sancire i matrimoni e a quei tempi dette un impulso di civilizzazione, le famiglie infatti combinavano anche matrimoni tra bambini per gestire patrimoni, eredità e controllo sociale.  La chiesa dette delle regole più umane e meno libere, delineando anche le regole di nullità. Poi nel XV secolo, solo nel XV secolo,  definì formalmente il matrimonio un sacramento, aumentando così il suo potere sociale e di controllo, ma anche, a quei tempi, il controllo politico. Sappiamo che Lutero non accettò questa impostazione e sappiamo anche che Enrico VIII fece lo scisma risaputo non accettando l'imposizione papale sui suoi matrimoni. L'uso del consenso dei genitori al matrimonio dei figli e del consenso sociale continua anche adesso in molti paesi non cristiani, in molti casi con le conseguenze più varie.


Nessun commento:

Posta un commento