Origini culturali della sessuofobia e della famiglia (ipotesi derivata da testi di etnologia generale)
La sessuofobia,
riscontrabile in molte culture, sembra avere origine da problematiche legate
alla sopravvivenza della specie umana, all’ “igiene” in senso lato. È evidente
che, nelle ere primitive dell’uomo, per la donna rimanere incinta e partorire
senza adeguate cure, che oggi definiremmo di carattere sanitario, era esporsi
ad un rischio elevato di morte. L’alta percentuale di mortalità al momento del
parto e di complicazioni durante la gestazione ha
evidentemente portato a “difendere” il “sesso” femminile, fattore della
prosecuzione della specie. Quasi tutte le culture lo hanno reso accettabile
solo in adeguate circostanze, come all’interno di una coppia riconosciuta e
protetta dalla comunità. Molte di queste usanze, invero, hanno avuto origine da
intuizioni che oggi definiremmo “igieniche” dovute al
profeta-sacerdote-stregone di turno . Così come la proibizione di cibarsi di
alcuni animali o bevande, l’obbligo di fare le abluzioni quotidiane, sono
divenute regole o leggi religiose, anche la definizione dei comportamenti
sessuali sono rientrate negli obblighi o nelle leggi religiose. Inoltre le
relazioni uomo donna sono state guidate anche dall’ istinto di trasmissione dei geni e il desiderio di sopravvivenza si è tradotto nella voglia di paternità del
maschio. Per assicurarsi la discendenza, la donna veniva protetta e relegata in
modo da avere rapporti solo con l’uomo che l’aveva “presa”, il piacere
femminile veniva represso per diminuire il pericolo di libertà sessuale da
parte di tale sesso, caso più evidente ancora oggi il fenomeno africano
dell’infibulazione . Il maschio, più forte, sottometteva la donna per
assicurarsi la paternità dei generati. Nel corso della storia, poi, le relazioni
sono state guidate non solo dal desiderio di trasmissione dei geni, ma anche
dalla voglia di perpetuare in qualche modo la propria esistenza trasmettendo ai
propri eredi diretti quello che si era conquistato in vita. La famiglia ha così avuto, secondo questi studi, un’origine che potremmo oggi definire di natura economica. La struttura
familiare assicurava una gestione sinergica dei beni, che venivano difesi e
ampliati per mantenere salda la sicurezza di sopravvivenza e di continuità
della specie e del proprio seme. Tali desideri nella storia hanno comportato il
dominio delle famiglie più ricche, e, allargando il concetto, il dominio delle
etnie più agguerrite e, nel corso della storia, delle nazioni più potenti.
Leggi e ideologie hanno difeso e difendono ancora oggi questa impostazione. E' in atto nell'era moderna un cammino di cambiamento, che mette in discussione l'immagine tradizionale della famiglia, bisognerà capire quali saranno le
spinte giuste per tale evoluzione. Spinte che diano ad ognuno, uomo donna o
altro che sia, la possibilità di riconoscere, al di fuori di schemi e vecchi
paradigmi etici, il proprio carisma e di metterlo a frutto per se e per gli
altri in armoniosa sinergia.
Da quanto detto
prima, oltre che parlare dell’origine del controllo dei rapporti sessuali, si
deduce che l’origine della famiglia, e di molte regole religiose di varia
natura e credo, non possono essere valutate di carattere trascendente. Le
definirei necessarie, decise per utilità sociale e trasmesse alla massa come
leggi divine dai leader del momento. Questo inquadra la famiglia o il gruppo
familiare non come valore assoluto , ma come struttura economica utile. Sotto
questo aspetto può essere soggetta a cambiamenti. Difatti la storia lo conferma
e così si presenta ancora oggi. Gli islamici sono poligami; al tempo di Abramo,
e per molti secoli, erano in uso le concubine, avendo l’uomo il dovere di
mantenere le donne rimaste sole, o perché vedove o perché orfane o non
maritate. Nelle isole oceaniche non esisteva la famiglia ma c’era una
promiscuità diffusa, dovuta all’esiguo numero di persone che vivevano o
sopravvivevano in quelle comunità a risorse ristrette. Oggi nel mondo
occidentale, grazie alle conoscenze sanitarie raggiunte e grazie anche alla
crescita economica, la donna può essere indipendente sessualmente, socialmente
ed economicamente. Di fatto oggi accade che quasi tutti i genitori, nel mondo occidentale, raccomandano
alle figlie di assicurarsi l’indipendenza economica; non è più quindi prioritario
cercargli un marito come lo era nel pensiero dominante fino almeno agli anni del '950. Salvatore
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A prescindere dal valore dei concetti espressi, avere il
controllo dei matrimoni ha conferito, nella storia, a chi lo ha amministrato un
potere privato, sociale e politico enorme. I matrimoni sono stati per lo più
combinati dalle famiglie e sanciti dal potere di turno, in Europa. fino agli
inizi del XIII secolo, dal potere amministrativo e dopo dalla Chiesa. La Chiesa con il potere
temporale e spirituale che aveva, si arrogò il potere di sancire i matrimoni e
a quei tempi dette un impulso di civilizzazione, le famiglie infatti
combinavano anche matrimoni tra bambini per gestire patrimoni, eredità e
controllo sociale. La chiesa dette delle
regole più umane e meno libere, delineando anche le regole di nullità. Poi nel
XV secolo, solo nel XV secolo, definì formalmente il
matrimonio un sacramento, aumentando così il suo potere sociale e di controllo, ma
anche, a quei tempi, il controllo politico. Sappiamo che Lutero non accettò
questa impostazione e sappiamo anche che Enrico VIII fece lo scisma risaputo
non accettando l'imposizione papale sui suoi matrimoni. L'uso
del consenso dei genitori al matrimonio dei figli e del consenso sociale continua anche
adesso in molti paesi non cristiani, in molti casi con le conseguenze più
varie.
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